Due CHIODI sul deretano di città duosiciliane

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La strampalata idea di un altro servo di Stato, il barone abruzzese CHIODI
Ci hanno propinato che questo straccio di paese sia una sol cosa, che l’unità d’italia va ossequiata, riverita, esaltata. E invece quei buontemponi dei padri costituzionalisti si sono divertiti non solo a peggiorare l’antico smembramento del centro nord, ad aggiungervi territori autonomi di lingua francese e tirolese che manteniamo a suon di milioni di euro l’anno e che pochissimo o nulla hanno a che fare  con il resto della penisola, ma hanno fatto a pezzi l’unico territorio unito per  poco meno di un millenio, le Due Sicilie.
La suddivisione della penisola in Regioni costituzionalmente costituite dallo spiccato carattere baronale, null’altro è che questo.
Così è che assistiamo, ancora una volta,  indifferenti,  per fatto acquisito, normale e logico, alla guerra tra poveri sfessati.
Ci fu l’ex governatore molisano IORIO che per sistemare il deficit sanitario del Molise, richiamò l’esigenza di aumentare il costo dell’acqua ai danni dell’assetata Puglia.
Poi fu la volta del governatore campano CALDORO, il quale senza mezzi termini affermò che era necessario un maggiore contributo economico della Puglia per la costruzione della linea ferroviaria ad alta capacità Napoli-Bari in quanto, udite udite!,  la città pugliese aveva ed ha un maggiore interesse. Morale, sin’ora non s’è visto un tubo.
Ed eccolo oggi qui il campione dei campioni, il governatore abruzzese il quale ha tre Chiodi da fissare, dei quali due sul deretano di città duo siciliane.
Il barone Chiodi (più che governatore) a capo di una regione che certo non eccelle in grandi università, “scopre” che alcune facoltà degli atenei barese e messinese, figurano agli ultimi posti di una speciale graduatoria di valutazione dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) , qualcosa di simile alle famigerate agenzie di rating.
Allora il genio Chiodi propone che siano chiuse intere università, cioè quella di Bari e Messina, oltreché quella di Urbino, in modo che, con tali economie, vengano rafforzate altre università già prestigiose o da migliorare.
Il brav’uomo Chiodi, come gli Iorio, i Caldoro, i Vendola,  servi di Stato insomma, ritiene così di fare gli interessi del proprio orticello, parte integrante di quel campo incolto che chiamano italia, ma non s’accorge il tapino di fare gli esclusivi interessi di altri baroni come Maroni, Cota, Zaia ecc., i quali in questo momento sono, per le balzanate del Chiodi,  in auto amplesso.


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